Il canto rubato agli uccelli della foresta
Un essere malvagio ha rubato il canto degli uccelli. Questi, dopo ingegnosi tentativi falliti di riprendersi le loro voci, chiedono aiuto ad un ragazzo che vive in armonia con la natura, nella foresta più grande del mondo: l'Amazzonia.
Narrazione, musica dal vivo e teatro d'oggetti che rappresenta gli uccelli con strumenti musicali.
I pappagalli, gli aironi, i colibrì, i cuculi, e il capo di tutti gli uccelli: il gufo, sono molto preoccupati perché un essere malvagio, Avatisu li perseguita, ha anche rubato la loro voce. Dopo vari tentativi di ritrovare i loro canto gli uccelli si affidano ad un ragazzo che vive sulle rive del lago Ipavu, nella foresta più grande del mondo: l’Amazzonia.
Nello spettacolo si alternano momenti di narrazione, musica dal vivo e i suoni meravigliosi degli uccelli che sono costruiti e rappresentati con strumenti musicali tradizionali della foresta sud americana.
Lo spettacolo, tratto da una leggenda Guaranì, narra di una popolazione che vive in armonia con la natura, della sua sensibilità per valori fondamentali come l’amicizia e la giustizia.
La voce, il canto di cui gli uccelli sono stati privati rappresenta la loro identità, il loro diritto di essere se stessi in modo integro e completo, di esprimersi, ognuno con le proprie caratteristiche e inclinazioni. La comunità dei pennuti diventa una parodia dell’umanità, anche tra di loro c’è il sognatore, il pettegolo, l’opportunista e l’inventore.
Il mondo degli uccelli ha sempre affascinato e fatto sognare l’essere umano, la loro vita misteriosa, il loro apparire e sparire, il volo stesso, hanno stimolato la fantasia e portato questi animali a diventare simboli importanti e protagonisti di racconti mitici già nell’antico Egitto, Persia e Grecia.
Nella nostra leggenda gli uccelli rappresentano molto bene la situazione di molti popoli autoctoni, tra cui molte comunità dell’Amazzonia, ai quali è stato tolto e ancora si sta rubando il diritto di cantare il proprio canto.
"La gente del villaggio si vestì con le piume variopinte che avevano donato gli uccelli. Si fece una gran festa, tutti gli uccelli appollaiati sugli alberi attorno alla piazza cantavano, il ragazzo suonava il flauto e la gente ballava. Più tardi gli uccelli guardarono in direzione del sole che stava tramontando. Quando poco a poco il cielo si scurì smisero di cantare. La gente ne fu rattristata. Ma appena il sole annunciava un nuovo giorno, gli uccelli ricominciarono a cantare e ancora adesso fanno così, cantano di giorno e tacciono di notte."
Spazio scenico: m 7 x 5 adattabile a spazi più grandi e anche un pochino più piccoli